LINUM USITATISSIMUM ( LINO ) e MENOPAUSA

LINUM USITATISSIMUM ( LINO ) e MENOPAUSA

Autore Dott.ssa Sonia Baldi Usl centro toscana – unità territoriale

Diverse sostanze naturali influenzano il metabolismo ormonale. Fitoestrogeni è un termine usato per definire una classe di prodotti non steroidei che si trovano nella pianta di origine o derivano dal metabolismo in vivo di precursori presenti nella pianta stessa. Sono dei metaboliti che inducono una risposta biologica che può mimare o modulare l’azione di estrogeni endogeni, generalmente legandosi al recettore per questi. Per l’uomo l’esposizione ai fitoestrogeni avviene principalmente con la dieta. Le principali classe di prodotti presenti sono gli isoflavoni, i lignani e i cumestani.
Il lino (Linum usitatissinum), nome latino che significa molto utile, appartiene alla famiglia delle linaceae, genere linum, di cui fanno parte circa 200 specie tra cui il linum usitatissimun unica specie coltivata per scopi industriali.
E’ una pianta erbacea annuale dalla probabile origine mediorientale, di colore verde intenso con caratteristici e delicati fiori azzurri, la cui coltivazione risale sicuramente a tempi remotissimi. Può essere definito una pianta senza tempo.
Negli ultimi venti anni invece è cresciuto l’interesse nel campo della supplementazione alimentare per un potenziale effetto benefico sulla salute in relazione alle vari componenti biologicamente attive.
Il lino si trova in diverse forme alimentari olio, semi interi, tostati e macinati. Il valore nutrizionale e le proprietà del lino sono state oggetto di analisi: ci sono principalmente tre gruppi di sostanze PUFA omega3, fibre alimentari e lignani con proprietà di fitoestrogeni
I semi di lino contengono 35-45% di olio, che contiene 9-10%di acidi grassi saturi (palmitico e stearico) e circa 20% di acido grasso monoinsaturo (principalmente oleico) e più del 70% di acido linoleico(ALA) infatti l’olio rappresenta la principale fonte di ALA e fornisce un apporto ottimale di acidi grassi omega 6 e 3 in un rapporto di 0,3:1(60), l’olio ha maggiore disponibilità di omega3 rispetto ai semi macinati e questi maggiore rispetto a quelli interi. In medicina Ayurvedica l’olio di lino serve a contrastare l’affaticamento e l’invecchiamento.
Il contenuto in fibre è il 28% dell’intero peso dei semi con un rapporto quota solubile/insolubile 20:80 fino a 40:60. Hanno un profilo aminoacidico comparabile al fagiolo della soia e non contengono glutine. Le fibre del lino sono solubili ed insolubili con la dieta. Quelle solubili sono le mucillagini, polisaccaridi che estratti con l’acqua, diventano vischiosi e assumono importanza come lassativo. Inoltre le fibre contribuiscono a mantenere bassi i livelli di colesterolo e glicemia.
La vitamina E nei semi è soprattutto sotto forma di tocoferolo(9,2 mg/100gr di semi), sono presenti anche vitamina A,C,F.
I lignani, composti polifenolici derivanti dalla fenilalanina via dimerizzazione di alcoli cinnamici, sono ampiamente distribuiti nel mondo vegetale e presenti nei semi di lino come precursore secoisolariciresinolo di glucorato(SDG) in quantità da75-800 volte più alta rispetto ad altri cibi per cui la loro assunzioni favorisce la maggiore quantità di lignani. I lignani vegetali sono convertiti in lignani mammiferi come l’enterolactone e l’enterodiolo dalla flora batterica intestinale che in base alle sue caratteristiche viene a determinare l’attività biologica del lino o di altre piante.
Anche il consumo dei semi di lino sembra influenzare rapporto tra metaboliti estrogenici urinari 2OHE1 e 16alfaOHE1. Questo rapporto è stato utilizzato come marker di rischio mammario; anche se la quota ottimale di metabolici non è nota l’aumento del rapporto è considerato protettivo mentre risulta diminuito in modo significativo nelle donne con cancro mammario. Uno studio caso-controllo suggerisce che un rapporto inferiore a 2 potrebbe essere associato a maggior rischio di tumore mammario.
L’assunzione di semi di lino modificano il rapporto a favore dell’escrezione del meno biologicamente attivo 2OHE1 nelle donne in postmenopausa.
Inoltre i lignani hanno proprietà ossidanti e debolmente estrogeniche, mostrano promettenti effetti antitumorali attraverso un’azione di riduzione della proliferazione cellulare e un’azione sull’angiogenesi e incrementano l’apoptosi modulando il recettore per gli estrogeni(ER) e modificando i segnali di alcuni fattori di crescita. Inducono una modificazione del metabolismo estrogenico che potrebbe essere coinvolta anche in una riduzione del rischio di tumore ovarico.
I minerali sono rappresentati da un alto contenuto in fosforo, calcio e magnesio tanto che 30 gr di semi forniscono dal 7% al 30% del fabbisogno raccomandato con la dieta (RDAs).
Il lino non è privo di fattori antinutrizionali come i glicosidi cianogenici e limarina presenti in piccole quantità, ma alcuni processi di preparazione alimentare sono in grado di eliminare, annullare l’effetto di questi componenti.
L’introito fino a 50 gr al giorno di semi di lino interi o macinati sarebbe privo di effetti tossici nell’uomo. L’FDA autorizza una supplementazione del cibo con massima aggiunta del 12% del peso.
La composizione chimica del lino fa si che venga studiata la sua applicazione in relazione alle sue varie proprietà; .consumato nelle sue varie forme, semi interi, olio, semi tostati, semi macinati o farina può essere considerato un cibo funzionale che presenta benefici sulla salute quale la riduzione del cancro, azione ipolipidizzante, ipoglicemizzante e prevenzione delle malattie aterosclerotiche La presenza di preparazioni stabili rende possibile la somministrazione attraverso diverse formulazioni come nutricentrico.
Il razionale di uso dei semi di lino in menopausa oltre che per l’effetto di prevenzione sul cancro mammario per l’azione antiossidante e antiestrogenica dei lignani, potrebbe essere promettente nel
trattamento della sintomatologia vasomotoria in menopausa.
Basandosi su dati di diversi studi che suggerivano una azione dei semi di lino nel ridurre le vampate di calore in menopausa sono stati condotti alcuni studi pilota che avevano come end-point primario la valutazione degli effetti sulla vampata. Non ci furono differenze significative nella riduzione dello score della sintomatologia vasomotoria nè in relazione ad una storia di tumore mammario, alle terapie sostenute, né all’epoca e età di menopausa versus placebo.
Alcuni studi stati condotti da Sammartino e coll nel 2006 con un trattamento combinato di isoflavoni e i lignani per la sintomatologia vasomotoria riportavano una riduzione significativa dei sintomi vasomotori nei confronti del placebo. Gli autori pensano che l’effetto sia dovuto al fatto che gli isoflavoni sono assorbiti più rapidamente mentre i lignani persistono più a lungo e questo comporterebbe una migliore copertura della sintomatologia vasomotoria nell’arco delle 24 ore
Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e' evidente che i semi di lino sono una ricca sorgente di acido alfa linolenico e lignani. Sono anche una potenziale fonte di fibre solubili, antiossidanti e proteine di alta qualità. Da ciò ne deriva un ruolo come cibo funzionale in grado di agire su diversi aspetti della salute come la riduzione di malattie cardiovascolari, rischio tumore prostatico, mammario ed altri.
Ad oggi i lignani ,presenti nei semi di lino, sostanze definite fitoestrogeni, non hanno mostrato una forte correlazione nel trattamento dei sintomi vasomotori della menopausa , forse anche per la mancanza di studi e in particolare non ottimamente disegnati. Inoltre emerge in modo notevolmente uniforme che numero delle vampate e severità della sintomatologia tendono a decrescere in maniera evidente anche nei soggetti che assumono placebo, ponendo dei dubbi sul tempo di osservazione nei vari studi.
In relazione alla loro efficacia, se somministrati insieme agli isoflavoni, le evidenze sono promettenti, in quanto i dati riferiti a diversi studi dimostrano un’efficacia di tale combinazione soprattutto per la copertura della sintomatologia nell'arco delle 24 ore.
Ci sono piccole evidenze che il consumo di semi di lino possa variare il rapporto dei metaboliti urinari 2OHestrone/16OHestrone in favore di una auspicabile chemioprevenzione.
Sicuramente le conseguenze legate all’impiego di queste sostanze sono meglio valutabili se somministrate in menopausa rispetto all’impiego nel periodo perimenopausale, il quale con le sue fluttuazioni ormonali, potrebbe influenzare l’effetto clinico di queste sostanze.

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